SOMEANZA (o del Trovante)
SOMEANZA
(o del Trovante)
Con la mostra SOMEANZA (o del Trovante) Gaetano Orazio celebra più di 20 anni di pittura in terra di Brianza. Una ricerca iniziata nel 1994, dall’incontro con il torrente Rio Toscio in Civate. Dipinti, poesie e vita vissuta, nei luoghi in cui l’artista veniva calamitato. Una necessità, un’urgenza panica o una “chiamata”, come piace dire all’artista, un ritorno alle origini.
Il titolo SOMEANZA deriva dal termine dialettale che allude alla fotografia-sentita da un amico che chiedeva ad un fotografo di fargli una “somiglianza” – una foto appunto. La stessa cosa che Orazio ha sempre cercato nel far pittura o poesia: una somiglianza a tutto ciò che gli vive attorno. Il sottotitolo – o del TROVANTE – si riconduce al fatto che per molti anni l’artista oltre a dipingere sul corso di quel torrente, ha fatto suo il termine col quale Antonio Stoppani denominava i massi erratici, presenza copiosa nei nostri luoghi. Tra i vari periodi pittorici, affrontati in quella gola di montagna, Orazio fin dal 1994 dipinge una serie di carte e tele, affascinato da queste testimonianze di pietra, aria ed acqua, delle mille creature di quel luogo.
Tra questi il motivo del “Trovante”, una sintesi tra la pietra e le fattezze delle castagne d’acqua che maturano nel lago di Annone. Ne ricava appunto tra dipinti, disegni e poesia, una figura antropomorfa inserita nella pietra di quel monte, con la convinzione che fosse la sintesi dell’anima di quel luogo. Il motivo di questa mostra nasce dal fatto che a giugno del 2018 (quasi 25 anni dopo), dirigendosi verso quel monte, a Orazio gli viene indicato, da sua moglie, il suo “Trovante”: una enorme ombra sulla parete del Monte Rai a poco dal Corno Birone, a perpendicolo sul luogo dove per anni lo aveva cercato e dipinto. La stessa forma che l’artista si era “inventata”. Scopre cosi Orazio, che quell’ombra è lì da sempre, seppure non l’aveva mai vista. Dalle 10 del mattino a mezzogiorno, appare da sempre, sulla parete del monte, quello che per Orazio è lo spirito creante di quel luogo tanto invocato nella sua pittura. Una scoperta miracolosa che spinge Orazio a progettare questo evento.
Oltre alla serie di dipinti e poesie che vanno dal ’94 al 2010, saranno esposti i lavori dipinti dall’inizio del 2019, nei quali impera la figura antropomorfa che si è “svelata“ all’artista.